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Difficoltà di linguaggio

La comunicazione verbale

In alcuni bambini la comparsa del linguaggio verbale e lo sviluppo delle capacità comunicative possono avvenire con ritardo rispetto ai pari. Omissione o inversione di suoni, balbuzie, alterazione della pronuncia, sono alcuni dei segnali che si possono manifestare nei bambini lungo le fasi di sviluppo della comunicazione verbale

Prevenzione e intervento tempestivo evitano l’insorgere di conseguenze legate alla frustrazione del bambino che non riesce a comunicare o che lo fa con estrema fatica.

DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO

In alcuni bambini la comparsa del linguaggio verbale e lo sviluppo delle capacità comunicative possono avvenire con ritardo rispetto ai pari. Omissione o inversione di suoni, balbuzie, alterazione della pronuncia, sono alcuni dei segnali che si possono manifestare nei bambini lungo le fasi di sviluppo della comunicazione verbale

Prevenzione e intervento tempestivo evitano l’insorgere di conseguenze legate alla frustrazione del bambino che non riesce a comunicare o che lo fa con estrema fatica.

A cosa prestare attenzione da casa?

Ogni bambino ha certamente i suoi tempi e le sue caratteristiche specifiche, di seguito elenchiamo quindi le “red flags”, ovvero le “bandierine rosse” che indicano con certezza la necessità di approfondimento, lasciando ampio margine alla normale fisiologia.

10 mesi: è presente lallazione (il bambino sperimenta la sua voce con stringhe di sillabe uguali, es. mamamama, e diverse, es. babapanghè).
L’assenza di lallazione ai 10 mesi di età è un segnale d’allarme da non sottovalutare!

10-12 mesi: uso di gesti deittici (indicare) e per la comunicazione sociale (es. fare ciao ciao con la manina).
I gesti sono importanti per il linguaggio? Fondamentali! Ad esempio, l’età di comparsa del gesto del pointing (indicare con il dito) è fortemente correlata al numero di parole che il bambino capirà a 18 e 36 mesi: più un bambino indica, più il genitore istintivamente denomina ciò che viene indicato, permettendo al piccolo di creare una associazione tra oggetto e parola.

12-18 mesi: emersione delle prime parole, con grande variabilità nelle quantità.
Vengono considerate parole anche le onomatopee (es. “beee” per indicare la pecora) e le etichette non ancora del tutto correttamente pronunciate (es. “Bedè” per indicare il bidet) ma stabili (ovvero gli stessi suoni indicano sempre le stesse cose)

entro i 20 mesi: ampliamento del vocabolario a circa 50 parole (con le caratteristiche sopra elencate)

intorno ai 24 mesi: combinazione di 2 o più parole per formare le prime semplici frasi

entro i 3 anni: completamento della frase con uso di funtori e particelle grammaticali (es. articoli)

entro i 4 anni: completamento della morfologia (frasi complesse che diventano complete dal punto di vista grammaticale) e della fonologia (acquisiti tutti i suoni, possono essere in corso di apprendimento ancora il suono /r/ e i gruppi consonantici).

A 4 anni i bambini con normale sviluppo del linguaggio parlano perlopiù correttamente e possono così, nei 2 anni che li separano dalla Scuola Primaria, consolidare le proprie abilità, imparare a giocare con suoni e parole e sviluppare naturalmente i pre-requisiti per la letto-scrittura.
Anche per questo motivo le difficoltà di linguaggio sono un segnale di rischio per le difficoltà scolastiche!

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Funzioni facio-oro-deglutitorie:
respirare, masticare, deglutire

La bocca serve per… parlare!

La bocca serve per… parlare! Certo, ma anche per masticare, per deglutire…e, in alcuni casi, respirare.
Benché siano tutte funzioni diverse, si influenzano vicendevolmente ed una buona valutazione integrata permette al logopedista uno sguardo d’insieme sul funzionamento dell’organo, utile a capire la ragione di eventuali disfunzioni e soprattutto l’approccio terapeutico più efficace ed efficiente per risolverle.

Cosa devono sapere i genitori, per favorire nei figli il miglior sviluppo di queste funzioni vitali?

respirazione

La respirazione nasale è pre-requisito fondamentale per il buono sviluppo della bocca e dei denti, della masticazione, della deglutizione. 
Respirando con il naso, infatti, la bocca può stare chiusa, favorendo la corretta postura della lingua a riposo (parzialmente a contatto con il palato). A sua volta, questo stimola il corretto sviluppo della deglutizione, di cui parleremo più avanti.
Il passaggio dell’aria nel naso e l’azione della lingua sul palato durante la deglutizione di saliva permettono al palato del neonato, naturalmente “alto e stretto”, di assumere una forma migliore per lo sviluppo delle arcate dentarie.
Il palato, infatti, è sì il “tetto della bocca”, ma allo stesso tempo… “il pavimento del naso”!
Respirare con il naso, inoltre, permette all’aria che entra di essere ripulita (dai peli del naso) e riscaldata (grazie al passaggio in coane e turbinati). Chi respira normalmente con la bocca, invece, affida alle sole tonsille questo complesso e prezioso lavoro, rischiando un ingrossamento delle stesse e frequenti affezioni delle alte vie aeree.
Respirare con la bocca, infatti, non permette di percepire il ristagno di muchi nel naso e quindi…lo stimolo di soffiare il naso.
 
 

Tra naso, bocca e orecchie è presente però un delicato gioco di pressioni (basta pensare a come sentiamo i suoni quando siamo raffreddati) che va rispettato per il benessere della persona e il buono sviluppo di funzioni che in età evolutiva si stanno ancora plasmando: masticazione, deglutizione, linguaggio.

In ultimo, vale la pena ricordare che la respirazione orale è quella dell’affanno: renderla “respirazione abituale” significa abituare il corpo ad una “respirazione di emergenza”, più faticosa e meno efficace in termini di ossigenazione: diversi studi si stanno infatti rivolgendo all’approfondimento delle correlazioni tra respirazione orale e difficoltà di attenzione e concentrazione nei bambini.
 

masticazione

La masticazione è una competenza che si sviluppa con lentezza, compiendo un’evoluzione molto significativa a partire dallo svezzamento fino ai 2 anni di età e perfezionandosi poi fino ai 6-7 anni di età. 
Inizia prima della comparsa dei molari, che saranno poi i denti preposti (potremmo dire, semplificando, che incisivi e canini, aguzzi e sottili, servono a “strappare” il cibo, mentre i molari, larghi e piatti, a “triturarlo”): durante lo svezzamento infatti i bambini iniziano a masticare con le gengive, andando a stimolare il movimento corretto di mandibola (che si trasformerà man mano da verticale a rotatorio) e lingua (da movimento di suzione antero-posteriore a movimenti molto più raffinati e variegati di lateralizzazione e creazione del bolo).
 
“Masticare a bocca chiusa” è un’utilissima indicazione che possiamo dare ai nostri figli già nei primi 2 anni di vita: aiuta i bambini a spostare il boccone nella zona più posteriore della bocca (dove può essere masticato, e non solo strappato e succhiato, come avviene invece nella parte più anteriore) e allena i muscoli labiali affinché possano svolgere correttamente il loro ruolo di sigillo.
Labbra chiuse a riposo significano buona respirazione nasale, nessuna fuoriuscita spiacevole di saliva e/o cibo, corretto input alle arcate gengivali per la direzione di uscita dei denti (le labbra sono infatti “apparecchio naturale” dei denti!).
Una corretta masticazione è fondamentale per la sicurezza alimentare della persona ed è il primo anello per una buona digestione.

deglutizione

Come la masticazione, anche la deglutizione evolve fondamentalmente nei primi 6-7 anni di vita. Già dalla 12° settimana di gravidanza si possono evidenziare movimenti di suzione del pollice: per tutta la vita intrauterina infatti ci alleniamo, grazie alla frequente suzione di pollice e liquido amniotico, ad una delle primissime funzioni vitali dell’essere umano, la nutrizione.
Il bambino nasce già quindi “esperto” nella suzione: dovrà imparare nei primi giorni a coordinarla con la respirazione e a prendere parte al reciproco adattamento con il seno materno per godere di un buon allattamento.
Può interferire la presenza di frenuli alterati a livello linguale e labiale (“frenulo corto”): attenzione a chiedere un consulto specialistico a personale specializzato (solitamente pediatrico, ostetrico e logopedico) nel caso di difficoltà nell’allattamento al seno, ragadi o altri dolori al seno!
 
La suzione rimane il movimento prevalente per i primi 2 anni di vita, durante i quali infatti l’utilizzo di dispositivi che la stimolino come ad esempio ciuccio e biberon non è controindicato. Nel corso del 2° anno di vita (ovvero tra il 1° e il 2° compleanno del bambino) è importante accompagnare il bambino verso una graduale riduzione di queste abitudini, che vanno abbandonate entro i 2 anni proprio per permettere l’evoluzione verso un movimento deglutitorio più maturo: la lingua imparerà gradualmente e istintivamente ad appoggiarsi parzialmente al palato, creando una pressione negativa nella parte posteriore della bocca.
La deglutizione adulta viene agita prevalentemente grazie alla pressione della lingua contro il palato, e non contro i denti.
La deglutizione disfunzionale (precedentemente chiamata anche “atipica” o “deviata”) è il permanere di una deglutizione infantile anche in un bambino di età superiore ai 6-7 anni ed interferisce con il buono sviluppo delle arcate dentarie e della postura (correlazioni osso ioide – vertebre cervicali). 
 
Può avere dunque conseguenze a livello estetico (es. allineamento dei denti), fonetico (es. difetti di pronuncia), posturale (es. dolori cervicali ed estesi alla schiena e alla testa) e funzionale (es. nella gestione orale di cibi che richiedono pattern di masticazione e deglutizione più maturi, come ad esempio la carne).
Particolare attenzione va rivolta alla fascia geriatrica di popolazione che presenta questa caratteristica, soprattutto quando vi è necessità di una dentiera o un impianto: in questi casi, una deglutizione disfunzionale passata negli anni “sotto silenzio” potrebbe creare un grave discomfort alla persona, rendendo talvolta impossibile l’utilizzo dei “nuovi denti” per fastidio o dolore (spesso simile al dolore trigeminale o alla sindrome della bocca che brucia).

Cosa si può fare da casa?

Osservare i bambini quando giocano, guardano la TV, dormono: hanno la bocca aperta oppure stanno respirando con il naso?
Fornire esperienze orali, a livello motorio e sensoriale, il più possibile varie e sempre adeguate all’età
Insegnare a soffiarsi il naso
In caso di dubbi, chiedere una consulenza specialistica

Se hai notato qualche campanello d’allarme e hai il dubbio, il professionista giusto da chiamare è il LOGOPEDISTA 

la PREOCCUPAZIONE e l’ansia del genitore rispetto alle capacità del proprio figlio è SEMPRE un segnale importante.

Nessuno più di mamma e papà conosce il proprio bambino ed è fondamentale ascoltare l’istinto (più che consigli rassicuranti ma non esperti di parenti e amici).
Chiedere un semplice consulto quando si avverte la necessità di farlo ha solo effetti benefici, peraltro ampiamente studiati nella letteratura scientifica: mamme e papà più sereni e consapevoli potranno stimolare al meglio il proprio bambino vivendo con serenità le sue tappe di sviluppo, sapendo intervenire se e quando necessario, senza doversi poi pentire di non essersi attivati per tempo, pur avendo avuto “il sentore”.
 
– un ELOQUIO SCARSAMENTE COMPRENSIBILE anche in casa (il bambino parla, ma “a modo suo” e molto spesso non si riesce a capire cosa dice) è sempre un segnale a cui prestare attenzione e che vale bene una consulenza logopedica!

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